L’antico e maestoso Monastero di Santa Chiara
A Napoli l’aspetto religioso è importante. Ci sono tante chiese, presenti in varie parti della città. Più o meno grandi. Più o meno importanti. L’adorazione che i fedeli nutrono verso i santi è intensa. Tra gli edifici religiosi più famosi a Napoli ricordiamo il Duomo, la Chiesa del Gesù Nuovo, quella del Carmine, di San Lorenzo Maggiore e di San Domenico Maggiore. Qui parliamo di una costruzione del tutto particolare perché non si tratta di un edificio unico e isolato, a sè stante. Si tratta di un chiostro, che insieme ad un monastero e ad una chiesa forma un complesso monumentale unico. Parliamo, infatti, di Santa Chiara.
STORIA
Durante la seconda guerra mondiale, precisamente il 14 agosto 1943, un bombardamento aereo distrusse il complesso medievale di Santa Chiara a Napoli. Importante esempio di architettura gotica. Nata grazie a Roberto d’Angiò e alla sua seconda moglie, Sancia di Maiorca, che volevano una cappella di corte dedicata al Santissimo Sacramento, con accanto un convento francescano e un monastero per l’Ordine di clausura delle Clarisse, grazie alle quali questo complesso si chiamò Santa Chiara. Ne facevano parte la chiesa, un monastero, un chiostro monumentale e una torre campanaria. La chiesa fu costruita da Gagliardo Primario nel 1310 ed era formata da una sola navata di 82 metri di lunghezza, 13 di larghezza e 46 di altezza con dieci cappelle per lato. Qui si celebrarono, dunque, le principali manifestazioni religiose del periodo angioino a Napoli. Nella Chiesa, inoltre, furono sepolti i rappresentanti della dinastia angioina e, in seguito, anche dei Borbone. Poco è rimasto degli affreschi di Giotto che, pare, un tempo rivestissero l’intera chiesa. Nel 1742 la chiesa fu radicalmente trasformata, a scopo di abbellimento, da Ferdinando San Felice e Domenico Vaccaro. Nel dopoguerra, dopo il bombardamento del 1943 di cui si è sopra detto, la struttura fu restaurata completamente e riacquistò il suo aspetto originario medievale.
IL CHIOSTRO
Rappresenta un luogo di pace al centro della città. Del suo aspetto originario, risalente come abbiamo detto al 300, resta il colonnato con 66 archi. Il Vaccaro lo ristrutturò, per volere della badessa Ippolita Carmignano, dividendo in 4 grandi aiuole la parte centrale del cortile, con vialetti interni e 64 pilastrini con maioliche dipinte a mano (Donato e Giuseppe Massa gli autori della decorazione).