La differenza tra caffè italiano e napoletano

Al mattino siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda; siamo delle amebe incapaci di intendere e di volere, almeno non prima del caffè.
Il primo caffè della giornata è quello che contribuisce in maniera decisiva al nostro risveglio e solitamente viene preparato a casa, con ancora i segni del cuscino sulla faccia.

Come prepararlo sono scelte personali; c’è chi preferisce la moka, chi le cialde o chi le capsule, ogni tipologia ha i suoi lati positivi e negativi. Sicuramente queste ultime sono le preferite da chi ha sempre i minuti contati; le capsule e le cialde sono pratiche e veloci e lo conferma la quota di mercato di cialde e capsule della GDO (Grande Distribuzione Organizzata). Ed oltre a scegliere il “formato” del caffè, dobbiamo anche considerare il tipo di caffè che andremo a bere. Qui in Italia il mondo del caffè si divide in due grandi categorie: espresso italiano o espresso napoletano.

Le origini del caffè

Prima di analizzare nel dettaglio queste due tipologie di caffè, partiamo da un po’ prima e comprendiamo il come viene scoperto il caffè (la leggenda è molto interessante).

In Etiopia, nel medioevo, un pastore di nome Kaldi diventa inconsapevolmente il protagonista della nostra storia; Kaldi aveva assaggiato delle bacche rosse dopo averne notato l’effetto energizzante sui suoi animali e le aveva immediatamente proposte a dei monaci che vivevano poco distanti da lui (il passaparola era tremendamente forte già nel X secolo).
Uno di loro le gettò immediatamente nel fuoco spaventato dal loro effetto, ma l’aroma che ne uscì fu così invitante, che li convinse a provarli. I monaci iniziarono quindi ad usare questi  grani per riuscire a pregare per tante ore consecutive.

Così il caffè ha iniziato a fare il giro del mondo ed è arrivato in Italia intorno al 1500, per piantare le sue radici a… Venezia! All’epoca Venezia non era solo una città ma una potenza economica, grazie al ridente commercio che le permetteva di entrare in contatto con tanti popoli e culture diverse.

E proprio lì, nel 1683 è nata la prima bottega di caffè in Italia e da lì i caffè si sono poi diffusi  in tutta la penisola. Da quei tempi la bevanda è stata sempre più affinata nella preparazione e nel gusto.

Il caffè napoletano

Ora che ci è chiara la provenienza, arriviamo al sodo e parliamo di come si è differenziato nelle varie regioni italiane, o meglio, cosa differenzia l’espresso napoletano da tutti gli altri.

Il caffè tostato da aziende napoletane, prevede una miscela dove alla classica qualità arabica, viene aggiunta anche una percentuale di miscela robusta (proveniente da un’altra tipologia di pianta del caffè). Anche la tostatura cambia rispetto a quella tradizionale perché i chicchi vengono  cotti per più tempo e a temperature più alte, rendendo il gusto meno dolce e con una carica maggiore di caffeina. L’aggiunta della miscela robusta inoltre, contribuisce a creare una crema più densa rispetto all’arabica perché i suoi chicchi contengono più oli e proteine, influendo ovviamente sul gusto della bevanda.

Infine ci sono delle differenze anche nel modo in cui viene servito: la tazzina per l’espresso napoletano è più spessa e viene riscaldata con acqua bollente (che aiuta anche ad igienizzarla ulteriormente dopo il lavaggio). Inoltre è importante che si accompagni il caffè con un bicchiere d’acqua frizzante, offerto per “pulire” la bocca prima di gustare l’espresso.

I reali effetti del caffè

Ma cosa succede realmente nel nostro corpo quando assumiamo caffè? Che sia un espresso preso velocemente al bar, una moka fatta a casa di mamma, un caffè napoletano in cialda bevuto dopo cena a casa (tra l’altro questa è la scelta più eco-sostenibile, dopo l’utilizzo la cialda può essere gettata nell’umido), quando ingeriamo il nostro caffè, viene stimolato il nostro sistema nervoso centrale. La caffeina blocca l’adenosina, una sostanza che ci fa sentire stanchi, aumenta i livelli di dopamina migliorando il nostro umore, ha azione antiossidanti e infine, potrebbe alleviare il mal di testa grazie alla vasocostrizione dei vasi sanguigni cerebrali.

Attenzione però, abusarne potrebbe causare problemi come disturbi del sonno, problemi digestivi e temporanei aumenti della pressione sanguigna.